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C’è sempre un prezzo da pagare

Nella “genealogia della morale” Nietzsche propone l’idea della trasvalutazione dei valori, identificandola nell’abilità oratoria dei sacerdoti che si insinuano nell’invidia dei deboli nei confronti degli abili guerrieri, restituendo a tutti dignità attraverso delle menzogne, atte a giustificare la fuga dalla vita nella sua pienezza e dimensione prettamente dionisiaca. Con questa astuta mossa, si ottiene il dominio sulla maggioranza, attraverso le paure necessitanti di prendere le distanze dalla tragicità della vita.

Sottoponendo la massa all’obbedienza asina, inducendoli a sperare nell’aldilà, vivendo su sentieri già tracciati, la religione umilia la vita dando adito a personalità ipocrite e represse. Il cambiamento della morale reprime il libero sfogo innato e creativo, suggerendo all’umanità di rinunciare agli spiriti vitali, giustificando i servi ponendo sotto critica gli atti epici, predicando umiltà e finzione sotto l’avvilente mortificazione della felicità, per ricevere in cambio una misera e illusoria sensazione di protezione e sicurezza.

L’eccesso che pone Nietzsche è travolgente e capace di convogliare in ardita passione. Nelle sue verità, cela però l’inevitabile evolversi dei pochi sui molti (che preferiranno comunque il cuscino confortevole delle bugie). Un’evoluta società di super uomini collasserebbe in sé stessa e, nelle sue forme democratiche più adeguate, renderebbe comunque impossibile al singolo di eccedere senza che l’equilibrio da trovare con l’apollineo sia più centrale di quanto il filosofo tedesco sposta verso il suo caro Dionisio.

  1. 16/12/2015 alle 10:03

    Questo post mi trova assolutamente d’accordo.

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