Home > Juventus > La stagione della Juventus di Pirlo

La stagione della Juventus di Pirlo

Andrea Pirlo diventa l’allenatore della Juventus a sorpresa, dopo esser stato presentato per l’under 23 bianconera. Lo scetticismo sul suo conto, considerata l’inesperienza assoluta nel ruolo di tecnico, si trascina per l’intera stagione, concludendosi con l’esonero.

La scommessa della dirigenza bianconera, non può quindi dirsi riuscita. L’annata della vecchia signora, tutto sommato, non si rivela però fallimentare, considerando che Pirlo riesce a portare a casa ben 2 trofei, sui 4 disponibili.

Nelle competizioni principali, campionato e champions league, la Juventus non riesce però neanche a essere competitiva. In Italia, il dominio si ferma a 9 anni. Non arriva il decimo scudetto consecutivo e per pochissimo non sfuma addirittura anche la qualificazione alla prossima edizione della Champions. C.Ronaldo segna a raffica, vincendo la classifica cannonieri della serie A. Cuadrado è stratosferico, sforna una quantità industriale di assist, domina la fascia destra, salta continuamente l’uomo e gioca talmente bene che si meriterebbe una candidatura per il pallone d’oro. Chiesa si dimostra un grandissimo acquisto, già decisivo e con la mentalità per militare in un grandissimo club. Si rivaluta, dopo un anno anonimo sotto la guida di Sarri, il brasiliano Danilo. Oltre loro, gli altri deludono tutti: A.Sandro rimane un lontano parente di quello ammirato il primo anno di Juve, Bonucci inizia ad avvertire qualche acciacco di troppo come Chiellini, Demiral si infortuna gravemente, De Ligt manca per buona parte dell’inizio della stagione. I principali problemi si notano però in mediana, con Rabiot tra poche luci e tante ombre, Arthur tormentato da problemi fisici che ne limitano il rendimento, Bentancur altamente deludente, Ramsey invisibile, Bernardeschi al limite del grottesco. Si mette in mostra McKennie ma senza neanche troppa continuità. Qualche lampo lo offre Kulusevski ma sono anche tante le sue partite sottotono. Morata sembra partire bene ma delude alla lunga. Il più grande rammarico rimane però Dybala, non avendolo potuto schierare per alcuni mesi, trovandosi senza il 10 della rosa con un conseguente potenziale offensivo monco.

Pirlo chiude il campionato al quarto posto, centrando la qualificazione in Champions League soltanto all’ultima giornata a causa del suicidio del Napoli, che si fa fermare sul pari dal Verona. Un gol di Faraoni consente ai bianconeri di evitare l’inferno dell’Europa League, beffando così i partenopei al fotofinish. Troppi i punti i persi contro le piccole dalla vecchia signora, che mantiene un bilancio in equilibrio contro le big nostrane.

L’ex numero 21 della Juventus prova a imbastire una tattica piuttosto rivoluzionaria e innovativa. Lo schieramento dei bianconeri prevede infatti di impostare con la difesa a 3 e difendere a 4. In fase di possesso, un terzino deve così spingersi in zona avanzata, con l’esterno di centrocampo dallo stesso lato ad accentrarsi diventando un trequartista. In fase di non possesso palla, si difende invece con un 4-4-2 con il terzino che arretra e il trequartista che torna a fare l’esterno di centrocampo. Fisse invece le punte, i due mediani, i due centrali, il terzino bloccato e l’esterno dal suo lato incaricato principalmente a offendere. Questa novità non è stata ben interpretata dai calciatori a disposizione in rosa, complice anche la mancata preparazione, dovuta al covid, che ha ristretto il calendario delle partite. L’idea di base era ottima a mio giudizio, permettendo a C.Ronaldo e Dybala di poter giocare in un attacco a due tra di loro o al fianco di Alvaro Morata. Si sarebbe anche risolto il problema di un centrocampo sulla carta modesto, che a due però ha avuto ulteriori problematiche. La difesa ha infondo ben retto e Cuadrado è stato un terzino straordinario nello svolgere quel compito così tanto dispendioso. Il centrocampista esterno/trequartista è invece mancato. Kulusevski è stato spesso utilizzato come punta, dato un reparto corto che ha subito defezioni di natura fisica, specialmente per quanto riguarda Dybala, con lo stesso Ronaldo costretto a non poter mai riposare. Ramsey, che sembrava per caratteristiche la pedina ideale in quel ruolo, non è mai sembrato neanche capace di reggere i ritmi di una partita, correndo pochissimo e non incidendo praticamente mai. Qualcosina di buono l’ha fatta Mckennie, al quale non si poteva però chiedere un ruolo da protagonista assoluto. Pirlo non ha mai smesso di credere nella possibilità di sviluppare gioco secondo questi dettami tattici ma quanto si aspettava di vedere è risultato troppo sporadico.

In Champions i bianconeri riescono a vincere il loro girone davanti anche al Barcellona, assicurandosi un sorteggio favorevole per gli Ottavi. Pesa così davvero tanto l’eliminazione subita dal Porto, dopo quella col Lione dello scorso anno, sempre agli Ottavi di finale, quando nei cinque anni di Allegri si erano raggiunti ben altri risultati in Europa. Sfortunata e rocambolesca la doppia sfida coi portoghesi che onestamente ho in larga parte cancellato.

Le glorie della Juve 2020/2021 arrivano dalle altre due competizioni che ne impreziosiscono ulteriormente il ricco albo d’oro, mettendo un ulteriore solco, in tutti i trofei nazionali, tra la vecchia signora e gli altri club italiani. In Supercoppa arriva il successo ai danni del Napoli. Nel primo tempo della finale disputata a Reggio Emilia, c’è una sola occasione da gol creata dal Napoli, con colpo di testa di Lozano neutralizzato da un grande intervento di Szczesny. Nella ripresa la Juve torna meglio in campo e diventa padrona del gioco, fino a trovare la rete del vantaggio con Cristiano Ronaldo, sugli sviluppi di un calcio d’angolo e una rocambolesca deviazione di Bakayoko. I partenopei, su un inaspettato calcio di rigore, hanno l’occasione per pareggiare i conti ma Insigne calcia fuori. Con Politano, al novantesimo, la formazione allenata da Gattuso riesce però a crearsi un’altra clamorosa palla gol, ancora una volta parata da uno strepitoso Szczesny che si supera con un provvidenziale intervento coi piedi. All’ultimo istante, su corner in favore del Napoli, la Juve riparte in contropiede e fissa il risultato sul 2-0 con Cuadrado che serve Morata che deposita in rete un attimo prima del triplice fischio finale.

In coppa Italia, l’avventura bianconera, inizia agli Ottavi contro il Genoa. Guardando svogliatamente questa sfida, coinvolto inaspettatamente da una dolce, sentita e prolungata telefonata che ingloba e coinvolge, mi aiuta l’iniziale atteggiamento della mia Juve che si porta subito in vantaggio di due reti nei minuti iniziali. Kulusevski apre le danze su assist mancino di Chiellini, e lo stesso svedese, pochi minuti più tardi, manda Morata in porta che non sbaglia e raddoppia. Czyborra accorcia le distanze ma la Juve sembra in dominio, dando l’impressione di poter aumentare le distanze da un momento all’altro. A circa un quarto d’ora dalla fine, inizio però a preoccuparmi. Melegoni trova un eurogol e rimette i conti in parità. La sfida arriva ai supplementari, il Genoa cerca di difendersi con le unghie e con i denti ma nulla può quando Rafia si gira e trova il gol del 3-2. Grande esultanza per l’under 23 e Juventus ai quarti dove trova la SPAL. Non c’è storia tra i bianconeri e una compagine impegnata nel campionato di serie B. Senza fatica, i bianconeri si impongono così per 4-0. Morata dagli 11 metri sblocca il match, dopo che Rabiot era andato a conquistarsi il calcio di rigore. Un violento mancino di Frabotta taglia le gambe ai ferraresi con Kulusevski e Chiesa a mettere le loro firme sul tabellino dei marcatori per consentire alla squadra di Pirlo di dilagare. In semifinale la vecchia signora è attesa dall’inter di Conte. La gara di andata si disputa a Milano e i nerazzurri partono molto forte, portandosi in vantaggio con Lautaro Martinez, ben servito da uno straripante Barella. Un’ingenuità di Young regala un rigore alla Juve per fallo su Cuadrado. Ronaldo si presenta dagli 11 metri e insacca alle spalle di Handanovic. Un pasticcio difensivo di Bastoni regala il vantaggio ai bianconeri, con Cristiano Ronaldo che ne approfitta e sentenzia ancora una volta il club dei cinesi. Succede tutto nel primo tempo, con la ripresa che offre soltanto due sussulti con interventi provvidenziali da parte di Demiral e Buffon, rispettivamente su Sanchez e Darmian. Al ritorno, alla Juventus basterebbe anche perdere subendo un solo gol per qualificarsi. Pirlo legge molto bene la gara e affronta il solito Conte senza lasciargli campo per i suoi contropiede. Difendendo bassa, la Juve blocca le sortite offensive dei nerazzurri che non riescono a trovare la via della rete. Lo 0-0 conclusivo esalta De Ligt e compagni che conquistano la finale. La coppa Italia, la Juventus la conquista battendo all’ultimo atto della manifestazione l’Atalanta di Gasperini. Il match si presenta equilibrato e alla mezzora lo sblocca Kulusevski col suo mancino a giro. I bergamaschi reagiscono e pochi minuti prima del duplice fischio arbitrale trovano il pari con lo scatenato Malinovskyi, sfruttando la perdita del possesso bianconero in fase d’uscita. Nella ripresa gli orobici non riescono più a reggere il ritmo partita dei bianconeri che prendono il sopravvento nel dominio del gioco e sfiorano il vantaggio in più occasioni. Gollini effettua due buoni interventi e Chiesa colpisce un palo dopo uno splendido assist di tacco di Cristiano Ronaldo. Il figlio di Enrico Chiesa (col quale Buffon conquistò una delle coppa Italia vinte in carriera) l’istante prima di venir sostituito si fa perdonare avviando un’azione che conclude insaccando in rete, con la collaborazione di Kulusevski che restituisce un uno due che imbambola la difesa della Dea e consegna il trofeo nelle mani della vecchia signora, che festeggia e si gode il trionfo aggiungendo quest’altra coppa alla propria ricchissima collezione.

Categorie:Juventus
  1. Al momento, non c'è nessun commento.
  1. No trackbacks yet.

Lascia un commento